Papa Leone XIV e la nuova linea della Santa Sede in politica estera / Pope Leo XIV and the New Course of the Holy See’s Foreign Policy

22.09.2025

Il pontificato di Leone XIV segna già da ora una cesura rispetto a quello del suo predecessore. Se Papa Francesco aveva portato a Roma il respiro del Sudamerica e un linguaggio spesso diretto, popolare e per certi versi populista, Leone XIV sembra riportare la Santa Sede entro i confini della sua tradizione diplomatica. Più attento alla forma e alle parole, il nuovo pontefice appare deciso a recuperare equilibrio e prudenza senza rinunciare alla fermezza sui grandi temi internazionali.

Emblematico il caso della guerra in Ucraina. Leone XIV ha parlato con chiarezza della responsabilità russa, respingendo la propaganda che descrive la NATO come aggressore. "L'Alleanza Atlantica non ha cominciato nessuna guerra" ha ricordato, segnando un distacco netto dalle affermazioni di Francesco sulla presunta provocazione occidentale.

Diverso l'approccio anche sul fronte di Gaza. Pur esprimendo dolore per le sofferenze della popolazione, specialmente dei bambini, Leone XIV invita alla cautela nell'uso del termine genocidio. Una parola, dice, che ha una definizione precisa e non può essere brandita senza ponderazione, anche se sempre più voci, ecclesiastiche comprese, la pronunciano.

Il Papa mostra vicinanza umanitaria alla popolazione di Gaza, ma non assume toni ostili verso Israele. La recente visita in Vaticano del presidente israeliano Isaac Herzog, criticata da alcuni ambienti, ne è la prova: Leone XIV vuole mantenere vivo il dialogo ebraico-cristiano come patrimonio irrinunciabile.

In questo quadro emerge un'impostazione meno terzomondista e più tradizionale: attenzione alla spiritualità, prudenza, ma anche fermezza morale. Un ritorno a quella diplomazia che restituisce alla Segreteria di Stato un ruolo centrale e pone la Santa Sede come interlocutore credibile nei conflitti internazionali. Leone XIV si presenta così come un Papa che unisce, dialoga e ricuce, senza cedere alle polarizzazioni del presente.

Enrico Ellero

 

Pope Leo XIV and the New Course of the Holy See's Foreign Policy

The pontificate of Leo XIV already marks a break with that of his predecessor. While Pope Francis brought to Rome the breath of South America and a style often direct, popular, and in some respects populist, Leo XIV seems intent on bringing the Holy See back within the boundaries of its diplomatic tradition. More attentive to form and language, the new pontiff appears determined to restore balance and prudence without renouncing firmness on major international issues.

The war in Ukraine is emblematic. Leo XIV spoke clearly about Russia's responsibility, rejecting the propaganda that portrays NATO as the aggressor. "The Atlantic Alliance did not start any war," he reminded, marking a sharp departure from Francis's claims about alleged Western provocation.

His approach to Gaza is also different. While expressing sorrow for the suffering of the population, especially the children, Leo XIV urges caution in the use of the term genocide. A word, he notes, with a precise definition that cannot be wielded lightly—even if more and more voices, including within the Church, are pronouncing it.

The Pope shows humanitarian closeness to the people of Gaza, but avoids adopting a hostile tone toward Israel. The recent visit to the Vatican by Israeli President Isaac Herzog—criticized in some circles—bears witness to this: Leo XIV wishes to keep alive the Jewish-Christian dialogue as an essential heritage.

What emerges is a less Third-Worldist and more traditional orientation: emphasis on spirituality, prudence, but also moral firmness. A return to a diplomacy that restores the Secretariat of State to a central role and positions the Holy See as a credible interlocutor in international conflicts. Leo XIV thus presents himself as a pope who unites, engages in dialogue, and stitches wounds, without yielding to today's polarizations.

Enrico Ellero