XXI EDIZIONE SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO / 21st EDITION OF THE INTERNATIONAL BOOK FAIR

"Le case editrici sono l'anima di tutto ciò che facciamo" con queste parole, Annalena Benini, direttrice editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino, ha aperto la XXI edizione della manifestazione più significativa dell'editoria italiana.
Un'affermazione che ha il sapore di una dichiarazione geopolitica, perché mai come oggi la cultura editoriale si presenta come una mappa alternativa della globalizzazione: un reticolo di storie, voci, lingue e battaglie civili che attraversano confini, generi e prigioni, letteralmente.
Dal 9 al 20 maggio 2025, Torino e la sua vasta area metropolitana si trasformano in un laboratorio di diplomazia culturale, con 800 eventi distribuiti in oltre 400 spazi, in un'esplosione capillare di parole e idee che si diffondono come semi. La Campania, regione ospite, non è una presenza folkloristica, ma un interlocutore storico e politico: la lectio di Giovanni De Luna al Museo del Risorgimento sugli esuli napoletani dell'Ottocento riattiva il passato per interrogare le crisi del presente, in una narrazione condivisa tra nord e sud, centro e margini.
Accanto al Salone ufficiale, il Salone Off, giunto alla ventunesima edizione, conferma la sua natura di piattaforma orizzontale e sociale. Curato da Marco Pautasso e Paola Galletto, questo programma parallelo, diffuso nei quartieri e nei comuni della provincia, ribadisce la dimensione politica del libro come strumento di equità. Le attività si moltiplicano: Voltapagina, il progetto che da diciotto anni porta la letteratura nelle carceri del Piemonte e della Liguria, con la partecipazione di autori come Paola Caridi e Rosa Matteucci; Pagine in corsia, che trasforma gli ospedali in luoghi di ascolto e condivisione; e Il Ballatoio, che porta le storie nei condomini delle periferie, come a Borgo San Paolo, con Paolo Nori.
Le frontiere editoriali si allargano anche a livello internazionale: i Paesi Bassi, ospiti di quest'anno, rappresentano non solo una tradizione letteraria consolidata, ma anche un modello di libertà d'espressione e di pluralismo linguistico e sociale. Autori come Hanna Bervoets e Simone Atangana Bekono si confronteranno con il pubblico torinese, dando voce alle trasformazioni della società europea.
Il Premio Ernesto Ferrero – Fondazione CRT, istituito quest'anno per valorizzare le scelte editoriali più coraggiose, è un termometro politico oltre che estetico. Le tre case editrici premiate — Tamu, Sabìr Editore ed Edizioni Henry Beyle — operano su fronti cruciali: postcolonialismo, infanzia, bibliofilia. Le loro scelte editoriali non solo resistono al mercato, ma dialogano con le fratture della nostra contemporaneità. Come ha sottolineato Paola Casagrande, direttrice della Direzione Cultura e Commercio della Regione Piemonte, il premio ha una "valenza sociale", perché riconosce il ruolo dell'editoria nel costruire comunità consapevoli.
Nel segno della complessità, il Salone 2025 intreccia arti e linguaggi, oltre la pagina scritta. Dalle performance ai concerti, dal cinema al teatro, la città si trasforma in un palinsesto culturale vivente. Liliana Cavani presenta il suo libro e il film Milarepa al Cinema Massimo, mentre il Museo Egizio ospita appuntamenti tra archeologia, letteratura e attivismo, con il direttore Christian Greco in prima linea.
Nel mondo contemporaneo, dove l'informazione è spesso polverizzata e manipolabile, il Salone del Libro di Torino si conferma come una delle poche arene pubbliche in cui si pratica un'alfabetizzazione geopolitica dal basso. Non solo editoria, ma resistenza civile. Non solo libri, ma visioni del mondo.
Il libro, in questo scenario, non è un oggetto da vendere: è un atto di cittadinanza. E l'editoria, come ha ricordato Annalena Benini, la sua anima invisibile ma insostituibile.
Antonio Mazzanti
21st edition of the International Book Fair
"Publishing houses are the soul of everything we do." With these words, Annalena Benini, editorial director of the Turin International Book Fair, opened the 21st edition of Italy's most significant publishing event. A statement that carries the weight of a geopolitical declaration, because now more than ever, publishing culture stands as an alternative map of globalization: a web of stories, voices, languages, and civil battles that cross borders, genres, and—literally—prisons.
From May 9 to 20, 2025, Turin and its vast metropolitan area transform into a laboratory of cultural diplomacy, with 800 events spread across more than 400 venues—a capillary explosion of words and ideas sown like seeds. The guest region, Campania, is not a folkloric addition but a historical and political interlocutor: historian Giovanni De Luna's lecture at the Museum of the Risorgimento on 19th-century Neapolitan exiles revives the past to question present-day crises, in a shared narrative between North and South, center and periphery.
Alongside the official fair, the Salone Off—now in its 21st edition—confirms its nature as a horizontal and social platform. Curated by Marco Pautasso and Paola Galletto, this parallel program, spread throughout Turin's neighborhoods and surrounding municipalities, reaffirms the political dimension of books as tools of equity. Activities abound: Voltapagina, a project that for 18 years has brought literature into prisons across Piedmont and Liguria, with authors such as Paola Caridi and Rosa Matteucci; Pagine in corsia, which turns hospitals into places of listening and sharing; and Il Ballatoio, which brings stories into housing blocks on the outskirts, like in Borgo San Paolo, with Paolo Nori.
Editorial frontiers expand internationally as well: the Netherlands, this year's guest country, represent not only a strong literary tradition but also a model of freedom of expression and linguistic and social pluralism. Authors such as Hanna Bervoets and Simone Atangana Bekono will engage with the Turin public, giving voice to Europe's societal transformations.
The newly established Ernesto Ferrero – Fondazione CRT Prize, created to highlight the most courageous publishing choices, serves as both an aesthetic and political thermometer. The three awarded publishers—Tamu, Sabìr Editore, and Edizioni Henry Beyle—operate on crucial fronts: postcolonialism, childhood, and bibliophilia. Their editorial decisions not only resist market pressures but also engage with the fractures of our contemporary world. As Paola Casagrande, director of Culture and Commerce for the Piedmont Region, emphasized, the prize has a "social value" because it recognizes publishing's role in building informed communities.
True to its complexity, the 2025 Fair weaves together arts and languages beyond the printed page. From performances to concerts, cinema to theater, the city becomes a living cultural palimpsest. Liliana Cavani presents her book and the film Milarepa at Cinema Massimo, while the Egyptian Museum hosts events combining archaeology, literature, and activism, with director Christian Greco taking the lead.
In a contemporary world where information is often fragmented and manipulable, the Turin Book Fair stands out as one of the few public arenas where grassroots geopolitical literacy is practiced. Not just publishing, but civic resistance. Not just books, but worldviews.
In this context, the book is not a commodity to be sold—it is an act of citizenship. And publishing, as Annalena Benini reminded us, is its invisible yet irreplaceable soul.
By Antonio Mazzanti